Cominceremo, com’è giusto che sia, dalla tipologia più diffusa di sportelli da cucina, quella categoria che racchiude cioè tutte le ante costituite da pannelli in truciolare rivestiti con una speciale pellicola plastica di sottile spessore. Questo tipo di “porta” è utilizzata per costruire una grandissima quantità di cucine componibili e deve la sua ampia diffusione alla sua solidità, alla sua durevolezza ed alla sua indiscutibile economicità. Essa è infatti prodotta attraverso la sezionatura di pannelli (quasi sempre di truciolare) rivestiti con una notevolissima gamma di pellicole plastiche dagli effetti decorativi più disparati. Queste pellicole vengono applicate ai pannelli attraverso una procedura industriale detta “laminazione”, in cui degli appositi macchinari applicano uno o più sottili strati di pellicola decorativa su supporti in truciolare dallo spessore variabile, nobilitandoli (da qui la denominazione gergale “Nobilitato“) a seconda degli usi e del tipo di decoro che si vuole ottenere. L’applicazione di questa pellicola, realizzata con resine melaminiche, oltre a far si che i pannelli appaiano esteticamente molto belli, rende le superfici impermeabili e molto resistenti ai graffi e agli urti. Le resine melaminiche sono infatti resine sintetiche termoindurenti ottenute attraverso la policondensazione della Formaldeide con la Melamina. Tramite tale procedimento si ottiene una resina inodore, resistente all’acqua, agli agenti chimici, all’abrasione, al calore e con una grande resistenza alle radiazioni luminose.
Nel caso si debbano produrre delle ante con un effetto similare al legno si procede applicando un sottile strato di pellicola fotografica riproducente, in maniera più o meno fedele a seconda della qualità della produzione, la venatura ed il colore del legno in questione. Sopra a questa specie di “fotografia” sono poi applicati dei sottili strati di resina trasparente che “impregnano” la carta (da qui il nome di “carte impregnate“, che viene a volte dato a molte ante costruite con questo tipo di laminato), sino a renderle un corpo solido dotato di una certa resistenza e di un adeguato spessore.
In questo caso il materiale infatti, pur essendo “plastico”, possiede superficialmente tutte quelle caratteristiche che lo fanno divenire talmente simile al legno da renderlo riconoscibile solo all’occhio esperto. Lo stesso procedimento viene utilizzato anche per produrre altre tipologie di decoro, come l’effetto pietra, l’effetto cemento e la finitura metallizzata. Un processo del tutto similare viene utilizzato per produrre anche le ante in tinta unita. In questo caso però gli strati che si sovrappongono uno all’altro possono essere trasparenti e coprire un primo strato colorato (anche qui, maggiori sono gli strati, maggiore è lo spessore della pellicola), ma si può optare anche per stendere tanti successivi strati di resina (di solito si tratta anche in questo caso di Resine Melaminiche) dello stesso colore, fino ad ottenere uno spessore sufficiente a resistere agli urti ed ai graffi.
La laminazione può essere però effettuata anche applicando un vero e proprio “foglio” di lamina plastica prodotto precedentemente. Di solito viene utilizzato questo sistema per le lamine di maggiore spessore, per le quali si utilizza di solito il termine di HPL (High Pressure Laminate) e CPL (Continuously Pressed Laminate). Il termine HPL (High Pressure Laminate) si utilizza per il laminato di spessore maggiorato, prodotto attraverso un procedimento che sottopone i vari strati da cui è composto a elevate pressioni, per migliorarne ulteriormente le prestazioni meccaniche. In questo caso l’ultimo strato ha una funzione decorativa, mentre gli strati interni raggiungono grazie alla pressione una durezza ed una resistenza tali da far divenire la lamina così prodotta molto rigida e resistentissima a compressione. Sulla superficie a vista di questo laminato, viene comunque applicato uno strato protettivo detto “Overlay”, formato da un foglio di cellulosa pura impregnato con resina trasparente. Questo tipo di processo produttivo consente di produrre dei laminati HPL di svariati spessori, fino ad ottenere dei pannelli “auto-portanti” che non necessitano nemmeno del supporto sottostante in truciolare, i quali vengono denominati “Compact” e che per le loro doti sono spesso utilizzati per produrre i piani di lavoro.
Il pannello di truciolare rivestito in laminato HPL è dunque caratterizzato da elevatissima resistenza al graffio, all’urto e al calore. Il suo costo di produzione lo rende però meno accessibile al grande mercato per il quale si preferisce solitamente proporre pannelli rivestiti in “CPL“. Il CPL (Continuously Pressed Laminate) è un foglio costituito da diversi strati di carta impregnata (si va di solito da 2 a 4 strati, compreso l’Overlay che anche in questo caso è presente in funzione sia decorativa che protettiva), compressi attraverso un processo detto “in continuo”, tramite il quale si ottengono dei grandi fogli. Il laminato CPL, è considerato un prodotto dalle caratteristiche intermedie tra quelle di un laminato HPL e di una carta impregnata monostrato e per questo motivo, la moderna industria delle cucine utilizza il laminato monostrato (in gergo “Melaminico”) per gli interni delle cucine, mentre predilige il CPL per le ante. Il melaminico viene utilizzato solamente per le ante delle cucine di tipo economico, visto il suo costo davvero contenuto.
Andando nello specifico dunque, si può tranquillamente dire che il CPL (in gergo detto “Laminatino“, anche se tale nome rende poca giustizia alla sua qualità) è il materiale attualmente più utilizzato per le ante da cucina. Le sue caratteristiche di resistenza, indeformabilità, robustezza, durata e qualità estetiche, insieme al suo ottimo prezzo, ne fanno il preferito dai consumatori, i quali lo scelgono anche per le numerosissime varianti che esistono in commercio.
Finora abbiamo preso in considerazione i rivestimenti più comuni per le ante delle cucine componibili parlando esclusivamente delle loro superfici esterne o “Facce”. Come abbiamo detto però un’anta in laminato si ottiene dalla sezionatura di grandi pannelli in truciolare rivestito, i quali, una volta tagliati, lasciano scoperto il proprio spessore per tutto il loro intero perimetro. In linea di massima si può dire che migliore è la bordatura, quanto meno è visibile ad occhio nudo. Per ricoprire queste superfici laterali, si utilizzano solitamente due tipi di lavorazione: la bordatura e la post-formatura. Nel primo caso si procede applicando al truciolare lasciato grezzamente “a vista”, una sottile fettuccia in materiale plastico dello stesso colore del rivestimento oppure di un altro colore. Di solito questa fettuccia non è prodotta nello stesso materiale con cui è rivestita la faccia, bensì in un materiale apposito (come l’ABS ovvero acrilonitrile-butadiene-stirene o la Carta Impregnata con resina fenolica o melaminica) fatto apposta per eseguire questo tipo di lavorazione.
Il procedimento di incollaggio di questa sottile parte è di fondamentale importanza per far sì che le ante risultino robuste, abbiano un’ampia durata e non siano soggette ad infiltrazioni. Il primo fattore qualitativo da considerare è lo spessore della fettuccia di rivestimento, detta in gergo “bordo”: ad uno spessore maggiore corrisponde solitamente una qualità maggiore del prodotto finito dovuta sia alla sua capacità di resistenza agli urti, sia all’aspetto migliore che possiede un’anta con gli spigoli leggermente smussati, rispetto ad una realizzata con un bordo più sottile e dunque con gli spigoli più “vivi”. Per questo motivo è solitamente l’ABS il materiale ritenuto universalmente più adatto: esso è elastico, resistente agli urti, malleabile, e con il suo spessore permette di smussare gli spigoli dell’anta quel tanto che basta a renderli esteticamente piacevoli, sicuri e più resistenti agli urti.
Per l’incollaggio si procede, solitamente, attraverso appositi macchinari, applicando della “colla a caldo” al bordo e facendo poi aderire perfettamente il bordo al perimetro di anta rimasta scoperta dopo il taglio. Una volta raffreddata la colla, il bordo, di larghezza maggiore rispetto allo spessore della anta da chiudere, viene rifilato tramite un processo industriale che normalmente utilizza delle lame ma che nei prodotti di più alta qualità viene ottenuto attraverso dei precisissimi macchinari che tagliano la parte eccedente del bordo con il laser. L’esattezza con cui viene effettuata la rifinitura, è infatti uno dei requisiti fondamentali per determinare il livello di qualità di un’anta in laminato.
Se quindi la bordatura è indispensabile a impedire infiltrazioni, il suo aspetto estetico è altrettanto di basilare importanza. Per questo motivo il sistema di incollaggio subisce continuamente evoluzioni migliorative: per ottenere le migliori bordature molti produttori impiegano da diversi anni gli adesivi di tipo poliuretanico, perché essi risultano particolarmente resistenti alle sollecitazioni provocate dal calore, dal vapore e dall’umidità. Tali adesivi hanno pure il vantaggio di poter essere colorati in modo da risultare davvero quasi invisibili all’occhio dell’utente. Tant’è vero che per il laminato bianco (quello in cui è più facile ovviamente scorgere il rigo di separazione esistente fra rivestimento e bordo) si considera estremamente disdicevole trovarsi di fronte a delle ante bordate con colla trasparente o addirittura scura.
Un processo di bordatura del tutto differente è invece la “postformatura” (detta anche “postforming”). Attraverso questo tipo di lavorazione il laminato, anziché essere applicato al pannello precedentemente al taglio, viene normalmente incollato dopo il taglio e opportunamente piegato ai lati in modo da aderire al bordo. Questo processo consente la continuità del materiale che costituisce il rivestimento delle ante, anche ai lati, al fine di ottenere delle superfici senza giunzioni, o bordi riportati. Le ante così ottenute risultano per questo motivo esteticamente gradevoli ed evitano la creazione di tagli che potrebbero facilitare l’infiltrazione di acqua, sporco o vapore. Il problema più importante di questo tipo di lavorazione sta nel fatto che lo spessore del rivestimento consente di applicare il bordo solo su pannelli che abbiano lo spigolo molto stondato (minimo raggio 3 mm circa). Ciò è dovuto al fatto che il laminato più spesso, come ad esempio il “CPL” di cui abbiamo parlato prima, se piegato su di uno spigolo troppo vivo, tenderebbe a spaccarsi, rendendo inutile l’operazione di Postforming. Oltre a questo, solo su due (di solito i due laterali, destro e sinistro) dei quattro lati di cui è costituito il perimetro di una normale anta da cucina, possono essere rifiniti con questo procedimento, in quanto, a differenza del “Polimerico” o del PVC, di cui parleremo più avanti, lo spessore del rivestimento in laminato non consente di essere piegato su quattro lati.
Andando nello specifico dunque, si può tranquillamente dire che il CPL (in gergo detto anche “Laminatino”) è il materiale attualmente più utilizzato per le ante da cucina. Le sue caratteristiche di resistenza, indeformabilità, robustezza, durata e qualità estetiche, insieme al suo ottimo prezzo, ne fanno il preferito dai consumatori, i quali lo scelgono anche per le numerosissime varianti che esistono in commercio. Ultimamente infatti l’evoluzione tecnologica ha permesso di ottenere dalla lavorazione dell’Overlay (l’ultimo strato di resina) un effetto tridimensionale, che abbina all’alta qualità fotografica utilizzata per riprodurre l’immagine del materiale che si intende replicare, una superficie irregolare, ruvida o rugosa alla vista ed al tatto, tanto verosimile da simulare perfettamente l’aspetto del legno, della pietra o del cemento. Queste “asperità” superficiali (anche dette “effetto Wraky“) oltretutto, tendono a mascherare gli effetti di deterioramento che possono derivare dall’impiego quotidiano delle superfici delle cucine (per questo tali finiture vengono anche proposte come “antigraffio”), ma occorre che non siano troppo accentuate per evitare che in esse possa annidarsi dello sporco.
Lanciato nel 2013, Fenix Ntm® è un innovativo tipo di laminato caratterizzato da pannelli in particelle di legno trattati con resine acriliche di nuova generazione, irrobustite e ancorate fra di loro (ed ai supporti) attraverso un processo altamente tecnologico chiamato EBM (Electron Beam Curing). Durante tale lavorazione i pannelli in truciolare classe E1, vengono verniciati elettronicamente tramite una sofisticatissima interazione fra Elettroni e resina, ottenuta grazie all’uso di un potente fascio elettronico, che viene accelerato in una camera ad alto vuoto e che, attraverso una lamina di titanio, entra nella zona di trattamento della vernice attivando la polimerizzazione dei componenti in essa contenuti. A causa dei costosi macchinari che servono a compiere questa operazione, tale sistema consente solo ad alcune industrie di grandi dimensioni (in questo caso specifico l’azienda è Arpa), di ottenere pannelli rivestiti con un materiale super opaco e soft touch adatto ad ante e piani da cucina come è il Fenix. Si tratta di applicazioni per le quali è assolutamente indispensabile sottolineare gli aspetti ecologici del sistema, per pressoché totale assenza di emissioni nocive nell’ambiente e per il fatto che tale materiale è assolutamente idoneo al contatto con gli alimenti.
Validissima alternativa al laminato melaminico o al Fenix (con il quale condivide l’aspetto, ma non il costo) il PET, ovvero il Polietilentereftalato, è un materiale plastico di solito utilizzato per la produzione dei tappi delle bottiglie in plastica o come contenitore per gli alimenti. Poco più costoso del tradizionale laminato, si colloca su una fascia di prezzo molto competitiva e alla portata di chi non dispone di importanti budget da investire nell’acquisto della sua cucina. Prodotti tramite la lavorazione ed il riciclo di questo tipo di materiale, i pannelli rivestiti in PET sono usati per gli elementi verticali delle cucine, quindi per le ante, ma anche per mensole e ripiani. In questo tipo di rivestimento non avviene una stratificazione come nel caso del laminato; i fogli in PET, spessi di solito 0,25 mm, sono difatti direttamente applicati su pannelli di particelle di legno di media densità (MDF), a bassa emissione di formaldeide, tramite dei rulli che li fissano usando una speciale colla poliuretanica resistente a calore, vapore, umidità e acqua.
Tale procedimento avviene per un solo lato del pannello, per questo motivo il lato interno delle ante in PET è solitamente in melaminico, ma in tinta con il frontale, almeno nei prodotti di migliore qualità. I bordi sono in ABS, anche questi dello stesso identico colore dell’anta, e nelle versioni qualitativamente migliori vengono applicati con colla in tinta e rifiniti con taglio al laser. Disponibile in più colori e sia in finitura opaca che lucida, il PET è adesso prodotto prevalentemente in versione opaca, sia per seguire le tendenze estetiche più attuali, sia per il fatto che questa finitura possiede un’estetica estremamente accattivante grazie al suo aspetto ultra-opaco che rende la sua superficie particolarmente “morbida” al tatto. Essendo un tipo di materiale plastico molto “puro” viene prodotto solo in tinte “unite”, cioè “monocolore” e non sono previste decorazioni finto legno o di altro tipo.
Con questo tipo di prodotto, anche il comparto arredo si è evoluto verso l’utilizzo di materiali “green“, grazie a due innate virtù di questo innovativo materiale: quella dell’eco-compatibilità e quella dell’eco-sostenibilità. Ma essendo comunque una materia plastica prodotta dal Petrolio e dal Metano, da che cosa derivano le doti ecologiche del PET ? Esso è innanzitutto riciclabile al 100%, perché non perde nessuna delle sue proprietà fondamentali durante il processo di recupero e si può così trasformare ripetutamente; oltre a questo è una materia che rispetta l’ambiente perché, alla sua inceneritura, emana solo acqua, ossigeno e anidride carbonica. Il PET è quindi un prodotto che non emette sostanze tossiche nell’ambiente e che, dunque, rispetta la salute del Pianeta e riveste le cucine di un materiale bello, resistente ai graffi, allo sporco, alla luce ed al calore.
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Ante in Pvc o Polimerico
Con il termine “Anta in polimerico” si indica, nel settore del mobile, un tipo di frontale rivestito di PVC (cloruro di polivinile) usato per produrre mobili e cucine componibili. Per ottenere questo tipo di prodotto si sagoma di solito un pannello in MDF (in quanto più liscio ed uniforme del truciolare) dello spessore variabile dai 14 ai 24 mm, dandogli la forma di un rettangolo con gli spigoli perimetrici esterni un po’ stondati. Tale pannello viene poi cosparso di collante (solitamente Poliuretanico o vinilico) e vi viene steso sopra un sottile foglio di polimerico in PVC. Tale materiale si diversifica dai laminati plastici solitamente usati a questo scopo per la sua capacità di deformarsi e stirarsi fino ad assumere perfettamente le sembianze del pannello a cui esso è applicato, più o meno come farebbe una vernice, ma con un tipo di resistenza maggiore. Per ottenere l’unione fra pannello e foglio polimerico, dopo l’incollaggio, l’anta viene infatti premuta contro il suo rivestimento attraverso una pressa che fa aderire perfettamente il foglio al pannello in MDF. Tutto questo avviene perchè la macchina “termoforma” il PVC, scaldando i due materiali uniti (PVC e Medium Density) e facendo espellere l’aria in eccesso, in modo da ottenere la loro perfetta adesione.
La stondatura degli spigoli perimetrici del pannello serve ad applicare perfettamente il polimerico al Medium Density senza rischiare che dei suoi eventuali spigoli troppo acuti causino la rottura della pellicola stessa, durante la fase di piegatura e termo-formatura. Una volta raffreddato il pannello e controllata la qualità dell’applicazione, si procede a rifilare gli eccessi di plastica sporgenti dall’anta a causa della sua stessa lavorazione. Da notare il fatto che essendo il rivestimento polimerico applicato alle 5 facce “a vista dell’anta, è necessario che il retro, sia precedentemente rifinito o con un foglio melaminico o con una verniciatura di un colore simile al rivestimento frontale. Tale procedimento consente di realizzare ante che possono assumere l’aspetto di un’anta laccata (lucida o opaca), di un’anta che imita in maniera molto realistica uno sportello in vero legno, oppure una finitura metallica o effetto “malta”, ma che si riconoscono da quest’ultime grazie al fatto che la giunzione fra il rivestimento in PVC e il rivestimento retrostante l’anta, formano uno spigolo “vivo”, ovviamente evidente quando lo sportello è aperto. Tale giunzione può dirsi in verità l’unico punto debole di questo tipo di anta perchè essendo appunto il punto di congiungimento fra due materiali, essa può essere soggetta ai danni causati dall’umidità e dal vapore. Il fatto però che questa giuzione si trovi posteriormente e non frontalmente allo sportello, rappresenta già una importante garanzia per questo moderno e piacevole materiale di rivestimento.
Qualsiasi sia la finitura realizzata, al termine del processo il risultato sarà reso particolarmente piacevole, a livello estetico, dall’assoluta mancanza di bordi laterali o di giunzioni, le quali saranno presenti solo nella parte posteriore dell’anta, parte in cui il pannello è solitamente rivestito in melaminico bianco o in tinta con il frontale.
Esistono foglie polimeriche di vario tipo, prodotte con differenti tipi di resine plastiche, ma nonostante si sia iniziato da un po’ di tempo ad utilizzare anche il PET per le sue proprietà ecologiche, il materiale più diffuso rimane attualmente comunque il PVC. Esso viene utilizzato solitamente in fogli dallo spessore variabile da 0.09 a 0.3 mm, a seconda della qualità e della forma del pannello che si intende rivestire. L’elasticità e la malleabilità del polimerico è infatti una caratteristica che risulta particolarmente importante quando si tratta di realizzare rivestimenti in 3D. Tant’è vero che, a differenza del laminato, il PVC grazie al suo basso spessore, consente di rivestire non solo pannelli completamente lisci ma anche pannelli sagomati, scorniciati o dotati di incavi ad uso maniglia. Questa sua proprietà comporta il fatto che il PVC abbia una resistenza al graffio certamente inferiore al laminato (questo è il motivo per cui non è usato per piani d’appoggio, bensì solo per le ante o le mensole) ma che, rispetto al “laccato” o al legno verniciato, abbia comunque una tenacia superficiale maggiore. Ciò è dovuto soprattutto alla sua migliore refrattarietà a danneggiarsi durante le fasi di pulizia ed alla sua maggiore resistenza ai micro-graffi. Tutto questo, unito al fatto che tale rivestimento offre costi molto accessibili ed una perfetta omogeneità di colori e materiali, lo fanno spesso preferire ad altri materiali. Il foglio polimerico permette inoltre di essere verniciato con le normali vernici da legno e ciò consente un suo sfruttamento per la produzione di altri tipi di ante “composte” e formate ad esempio da differenti pezzi di MDF rivestito in PVC, messi insieme a formare ante sagomate o scorniciate, come avviene ad esempio con l’Alkorcell di cui avremo modo di parlare adesso.
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Ante da cucina in Alkorcell o Pvc “composto”
Con il termine commerciale ALKORCELL si denomina una pellicola decorativa a base di Polipropilene prodotta dall’azienda Renolit e utilizzata per il rivestimento di porte da interno e di ante da mobilia.
Il rivestimento in questione è facilmente lavorabile sia per la finitura di superfici piane, sia per la termoformatura da utilizzare per ricoprire sagome o cornici. Tale pellicola viene prodotta stampando su dei lunghi fogli di Polipropilene spessi 120 micron, delle fotografie riproducenti alcuni tipi di legno (o altri disegni); a quel punto i film vengono dotati attraverso degli speciali macchinari di una finitura 3D capace di riprodurre molto fedelmente la porosità e la rugosità di numerosi legni. Questi fogli, racchiusi in rotoli, vengono successivamente applicati (tramite incollaggio e termoformatura) su dei supporti realizzati quasi sempre in MDF. L’eccezionale malleabilità di questo materiale lo rende specificatamente adatto al rivestimento di cornici o sagome particolari; questa sua proprietà permette dunque di produrre ante da cucina dal design più “classico”, anche molto lavorate, che vengono create mettendo insieme delle cornici e dei pannelli singolarmente rivestiti in Alkorcell (o in Pvc polimerico, a seconda del produttore), esattamente così come si farebbe con dei pezzi di legno massiccio.
Questo tipo di ante è dunque particolarmente adatto alla riproduzione del legno, tant’è vero che le ante rivestite con questa metodologia sono disponibili in tante varianti con effetto naturale, colorato, con superfici accattivanti e molto verosimili.E’ importante sottolineare che nel settore arredo, con il termine Alkorcell si intendono spesso per analogia, tutte quelle ante costruite con questo sistema, siano esse prodotte con pellicole polipropileniche (come l’Alkorcell, appunto) sia quelle più comuni rivestite in PVC (in questo caso anche detto Polimerico).Circa le caratteristiche qualitative del prodotto in questione, valgono più o meno le cose citate prima a proposito delle ante in Polimerico, cioè discreta resistenza ai micro-graffi, ottima duttilità e eccellente aspetto; vi sono però da segnalare due importanti fattori
distintivi che non riguardano le proprietà dei materiali da rivestimento, bensì le modalità di costruzione delle ante prodotte con questo
sistema. Il primo interessa la forma che viene data all’anta in questione la quale, come abbiamo già detto, viene ottenuta mettendo insieme dei singoli pezzi rivestiti in pellicola termo-formata. Tali pezzi sono tenuti insieme tramite incollaggio e incastro, ma il sistema produttivo con il quale sono singolarmente realizzati non consente, una volta uniti, di sigillarne le commettiture in moda da renderli perfettamente impermeabili così come avviene con un’anta perfettamente liscia. Fra i regoli perimetrici che formano il telaio di un’anta “classica” e la sua parte centrale liscia (in gergo detta bugna o bozza), vi sono difatti (come avviene nelle ante in vero legno) delle fessure orizzontali e verticali in cui è bene non entrino acqua o vapore. Ciò per evitare che con l’andare del tempo l’umidità ivi imprigionata, faccia ingrossare il MDF interno, fino a danneggiarlo irrimediabilmente. Questo è da tenere ben presente soprattutto in fase di pulizia e di utilizzo della zona lavaggio. Ciò non è assolutamente da considerarsi un difetto perché non inficia assolutamente la qualità intrinseca del materiale, è però un fattore da tener presente per evitare, ad esempio, di lavare le ante con troppa acqua o impedire al vapore della lavastoviglie di penetrare nei bordi laterali degli sportelli vicini. Quello dei “bordi riportati” è del resto la seconda delle importanti differenze che esistono fra un’anta detta “in Polimerico” ed una detta “in Alkorcell”. La lavorazione con cui sono rivestiti i singoli pezzi da cui sono composte le ante di questa tipologia, obbliga infatti i produttori a “bordare” in
ABS la parte laterale dei regoli sagomata o delle cornici. Questi bordi, sono presenti solo in una limitatissima parte
del perimetro laterale delle ante e sono perfettamente sigillati così come avviene per i bordi delle ante in laminato, sono solo da tenere in considerazione perché, a differenza di ciò che avviene nelle ante in polimerico che presentano una superficie unica su ben 5 lati, le ante in Alkorcell presentano diversi punti di giunzione e commettitura. Il loro bell’aspetto, d’altronde, sarebbe però irriproducibile con un’anta in polimerico a foglio unico quindi ciò rende preferibile questo materiale in numerosi casi. Tant’è vero che fra i tanti vantaggi che questo tipo di anta possiede, vi è pure quello di poter essere “laccata” in superficie, proprio come è possibile fare con le ante in legno massello o impiallacciato, ottenendone in pratica delle caratteristiche estetiche del tutto similari. Tale possibilità viene attualmente molto sfruttata dalle aziende produttrici di cucine, le quali, possono in questo modo contare su un infinità di colori da poter aggiungere alle tantissime pellicole riproducenti il legno naturale esistenti in commercio. D’altronde anche la resistenza che può offrire un tipo di anta “laccata” come questa, è del tutto simile a quella ottenibile con un’anta il legno impiallacciato o massello, ma con un costo notevolmente più basso. Anzi in verità si può dire che un’anta in PVC o Alkorcell laccata, possiede una resistenza meccanica addirittura superiore ad un’anta laccata in vero legno grazie proprio allo spessore della pellicola sintetica che la riveste.
Ante da cucina in Laminato solido “Stratificato”, SolidTop o HPL “Compact”
Terminiamo la descrizione delle ante da cucina dotate di una superficie “sintetica” con una tipologia di sportello che in verità ha davvero poco a che fare con le varianti finora esaminate. Quelle viste sin qui sono infatti tutte ante costruite rivestendo in materiale plastico dei pannelli di sostegno costruiti in truciolare o Mdf. Tant’è vero che nel paragrafo relativo alle ante in laminato abbiamo già preso in considerazione l’uso dell’HPL o Laminato Stratificato in quanto “materiale da rivestimento”. Da molto tempo a questa parte esso viene però utilizzato, nelle sue versioni più spesse e massicce, anche come struttura autoportante per la realizzazione di piani di lavoro ed ante. Nella tipologia che andremo adesso a esaminare è infatti la “materia plastica” a divenire la parte sostanziale del prodotto finito. Stiamo parlando in pratica del prodotto nato dall’evoluzione dell’originale prodotto commerciale chiamato “Formica”, di derivazione americana, per ottenere il quale si sovrappongono tanti strati successivi di fibra di cellulosa impregnati con resina fenolica o melaminica, abbinandoli, vicino alla superficie, con un foglio decorativo stampato e colorato che ne nasconde l’interno scuro della materia e gli dona un aspetto interessante e variegato. In quest’ultimo caso si parla di PRINT HPL (High-pressure decorative laminates).
Essenzialmente il 60% del laminato HPL è costituito da carta, mentre il restante 40% è costituito da resine termoindurenti (resina fenolica per gli strati interni e resina melaminica per gli strati superficiali). Alcuni laminati HPL possiedono perfino degli strati metallici intercalati nel cuore del pannello, mentre talune tipologie hanno al loro interno lamine di metallo (per renderli resistenti alla fiamma diretta), o impiallacciature in vero legno come superficie decorativa.
Il laminato PRINT HPL o laminato stratificato (un altro suo nome commerciale è SolidTop) si presenta dunque come un corpo unico, massiccio, di spessore variabile a seconda degli usi che se ne deve fare e dotato di una superficie molto dura e resistente, che lo rende uno dei materiali ideali da essere utilizzato per l’arredo delle cucine. L’HPL è solido, robusto ma allo stesso tempo elastico, relativamente leggero, ma soprattutto perfettamente impermeabile ed inattaccabile da umidità e vapori da ogni lato del suo rivestimento e del suo perimetro. La sua superficie può essere decorata in tantissime varianti e, essendo prodotta inserendo uno strato ornamentale sopra a tanti altri strati di resina melaminica ma sotto ad un robustissimo strato di resina melaminica trasparente,
essa possiede caratteristiche tecniche eccellenti come la resistenza agli oli ed a tantissime altre sostanze chimiche. Quello però che lo rende
Per quanto riguarda le ante delle cucine componibili, per l’impiego di questo ottimo materiale, si utilizzano di solito pannelli dello spessore variabile dai 4 ai 6 mm. Il materiale in questione viene in realtà prodotto in spessori che vanno dai 0,6 ai 30 mm, ma viene utilizzato al nostro scopo in spessori relativamente bassi per non aggravare le cerniere dei frontali delle cucine con pesi eccessivi. Una volta sezionato in pannelli di dimensioni adeguate, il materiale si presenta come una serie di lastre dalla superficie decorata e dai bordi lasciati “al vivo” (il laminato stratificato non necessita infatti di bordi riportati) che possono solitamente presentarsi nei colori nero (come avviene nella maggior parte dei casi) oppure bianco o addirittura in tinta con il decoro davvero differente da tutti gli altri materiali con cui si costruiscono le ante di una cucina è la sua perfetta resistenza a temperature addirittura fino a 180°. Tutte queste eccezionali caratteristiche sono principalmente dovute al fatto che il materiale in questione, pur essendo dotato di un decoro superficiale e di un corpo centrale portante di diverso colore, non è costituito da elementi separati di natura differente, ma è bensì costruito come un unico solido spessore, realizzato sovrapponendo strati di fibre di cellulosa impregnati con resine termoindurenti e sottoposti ad un processo ad alta pressione (da questo il suo nome) consistente nella applicazione simultanea di calore e pressione. Ciò determina la fusione e la policondensazione delle resine usate, da cui si ottiene un materiale omogeneo, resistentissimo, non poroso e con la possibilità di essere dotato di un infinita variante di decori e colori che vanno dalle tinte unite, ai disegni, dai finti legno alle finte pietre e così via. Le sue doti sono dunque tali da potervi costruire non solo ante ma anche piani di lavoro e addirittura lavelli!
superficiale. Una volta sezionate le lastre vengono controllate e levigate ai bordi, smussandone nel contempo anche gli spigoli. Una volta completata tale lavorazione si procede con l’applicazione di queste lastre su dei telai in alluminio, realizzata attraverso l’applicazione di viti e collanti. Tali telai – disponibili di solito sia nei colori scuri (come il brown), sia nelle versioni chiare come l’anotizzato ed il bianco – hanno una larghezza ed uno spessore tali da poter alloggiare e sostenere le cerniere che uniranno l’anta alla scocca del mobile. L’anta così ottenuta ha di solito uno spessore variabile dai 22 ai 28 mm e possiede, grazie alla sua conformazione, eccellenti caratteristiche di leggerezza, resistenza superficiale, assenza di bordi riportati, robustezza e lunga durata. Un altro aspetto da menzionare riguarda le particolari superfici , “venate” o “goffrate” che ultimamente caratterizzano spesso questi materiali. Questa caratteristica specifica merita attenzione in quanto l’HPL o Laminato stratificato, grazie ai suoi metodi di produzione, consente di ornare la propria superficie con effetti in 3D riproducenti perfettamente le rugosità naturalmente presenti, ad esempio, sul legno e sulla pietra. Uno dei motivi per cui questo materiale ha un notevolissimo successo anche in quanto materiale di rivestimento sta proprio nel fatto che esso, nella sua versione sottile, può essere applicato a pannelli in mdf o truciolare successivamente bordati, mentre, nella versione “Solid” o “Compact”, esso si presenta esclusivamente con i bordi laterali a vista e ciò ne denuncia bene o male la reale sostanza.
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Ante in legno impiallacciato
Torniamo adesso a parlare di quella tipologia di anta che prevede l’utilizzo di un supporto in particelle di legno (truciolare) o di MDF, descrivendo quella tipologia di anta che possiede le superfici esterne rivestite con una sottile foglia di vero legno. Lo faremo – visto che stiamo parlando di legno – proprio cominciando a delineare le caratteristiche dei materiali che possono costituire l’interno di questo tipo di anta, la sua parte cioè predominante e strutturale, i quali sono per l’appunto realizzati specificatamente utilizzando il legno.
Storicamente l’usanza di “nobilitare” con essenze pregiate dei legni di più scarso pregio, risale già a tantissimi secoli fa ed era dovuta principalmente al fatto che la rarità, il pregio ed il conseguente costo maggiore di alcune tipologie di legno, erano problemi divenuti ad un certo punto “ovviabili” grazie all’evoluzione tecnologica che aveva consentito (più industrialmente a partire dalla metà del diciassettesimo secolo), di ottenere dei fogli molto sottili di legno, da applicarsi al massello di altre essenze più povere e morbide come il pioppo, il cipresso e l’abete. Nel secondo dopoguerra si è iniziato ad applicare questi fogli di legno ad altri materiali più “tecnologici” e meno costosi – grazie ai processi di industrializzazione con sui essi vengono realizzati – come il compensato, il Truciolare e l’MDF appunto. Con questi materiali era del resto possibile realizzare grandi superfici uniche, che con il massello non potevano essere create; senza contare che tali materiali possedevano caratteristiche uniche (come la grande indeformabilità e l’inattaccabilità degli insetti che li rendevano particolarmente adatti alla costruzione di arredi e cucine).
La moderna industria del mobilio, per la costruzione di ante e pannelli, è andata via via indirizzandosi verso l’uso di Truciolare e MDF per le loro indubbie doti di economicità e resistenza.
Da un po’ di tempo a questa parte oltre ai motivi prettamente economici e tecnologici, questi due nuovi materiali vengono scelti anche per l’azione positiva per l’ambiente che la scelta di questa tipologia di pannelli produce. Al giorno d’oggi è infatti sempre più frequente l’utilizzo di pannelli in fibre di legno, ricavate dagli scarti di lavorazione del legno stesso, che consentono di ottenere un prodotto dagli ottimi parametri qualitativi.
Nello specifico con la parola MDF (ovvero Medium Density Fibreboard), si indica proprio un pannello di fibre (di legno) a media densità (quest’ultima è calcolabile più o meno tra i 500 e gli 800 kg/mc), costituito da fibre di legno finissime legate tra loro da particolari collanti, che rendono il risultato finale estremamente solido e compatto. A differenza del truciolato o del compensato, il legno MDF si presta a essere lavorato come il legno massello, evitando le classiche sbriciolature degli altri materiali, e ciò rende questa tipologia di supporto particolarmente adatta a supportare rivestimenti che hanno necessità di essere applicati su superfici lisce e ben rifinite.
Il truciolare è invece un pannello di fibre di legno la cui singola consistenza non è sottile, come nel caso dell’Mdf, ma è più grossolana (da cui la parola Truciolare). Questa sua caratteristica permette un costo di produzione molto basso, una leggerezza maggiore del pannello ma non consente la lavorabilità che permette invece l’MDF. Nelle versioni di truciolare utilizzate per realizzare ante e pannelli da cucina, la migliore è senza dubbio quella idrofuga, dalla caratteristica colorazione verde, che grazie a delle colle speciali utilizzate per tenere insieme le fibre che lo compongono, riesce a resistere molto meglio agli attacchi dell’umidità.
Esistono ante da cucina che vengono impiallacciate utilizzando come supporti altri ottimi materiali, come il compensato ed il listellare di legno. Questi sono pannelli costruiti con fogli sovrapposti (nel caso dell’impiallacciato) o listelli in legno accostati parallelamente (nel caso del listellare) che una volta messi insieme e uniti attraverso speciali collanti, formano dei robusti e durevoli supporti indeformabili, molto adatti all’uso in cucina e resistenti all’umidità. Il loro alto costo produttivo ha impedito però una loro ampia diffusione industriale, e la concorrenza degli altri materiali, come appunto il truciolare o l’MDF, ha relegato l’uso di questi materiali alla produzione artigianale o semi-industriale.
Quello che si vuole descrivere in questo paragrafo è però soprattutto il rivestimento che possiedono le ante impiallacciate da cucina; per questo motivo è indispensabile descrivere le interessanti fasi di lavorazione necessarie, onde ottenerne la loro produzione.
Una volta deciso il tipo di supporto da utilizzare, i pannelli interi in truciolare o Medium Density vengono ricoperti con un foglio del legno pregiato con il quale si devono impiallacciare le ante. Questo foglio è in quel momento ancora di legno grezzo, privo cioè di qualsiasi trattamento o vernici ed è prodotto della stessa larghezza del pannello che deve ricoprire (o meglio, poco di più, per consentire la rifilatura). Ciò è reso possibile tramite una procedura detta “Cucitura”, grazie alla quale tanti fogli di legno di larghezza limitata (più o meno la larghezza del tronco da cui sono tratti), vengono messi insieme fino a raggiungere la misura del pannello che devono rivestire. I fogli di “piallaccio” in questione possono avere uno spessore variabile dai 0,4 agli 0,8 mm (lo spessore maggiormente utilizzato è lo 0,6 mm) e possono essere fabbricati più o meno in tutte le essenze di legno esistenti. Quelle più utilizzate, sono ovviamente quelle che la moda del momento rende più richieste dal grande pubblico e risalendo indietro con gli anni, possiamo ricordare che negli anni settanta, furono ad esempio molto di moda il frassino ed il faggio, durante gli anni ottanta il noce, a cavallo fra gli ottanta e i novanta il ciliegio, per poi arrivare successivamente al wengè, al teak, al rovere, fino ad arrivare alle odierne tinte scure dei legni color “tabacco”. A proposito dell’essenza utilizzata per il rivestimento però, è importante sottolineare che essa non incide molto sulle qualità tecniche dello sportello: il foglio che si utilizza per impiallacciare le ante è del resto troppo sottile perché ne possano essere apprezzate le qualità meccaniche. Quello che magari è più opportuno valutare è la sensibilità delle diverse essenze nei confronti della luce solare. A proposito di questo si può dire che le essenze più chiare, come il frassino ed il faggio, sono quelle solitamente più soggette a ingiallire e scurire a contatto con la luce del sole; mentre quelle molto scure, sono le più soggette a “sbiadire” con l’andare del tempo.
L’unione del foglio di legno con il pannello di supporto avviene attraverso un semplice processo di incollaggio e pressatura “a caldo” che può essere ottenuto anche artigianalmente grazie ad un comune macchinario detto appunto “pressa”.
Le colle utilizzate per questa lavorazione sono ultimamente quasi sempre fabbricate a base di Resina Ureica, per la bassa emissione di formaldeide che consente la loro applicazione, ma possono essere anche semplicemente “Viniliche” se si opta per una pressatura “a freddo” dei pannelli.
Durante questa fase è possibile effettuare una scelta delle migliori “pelli” che si hanno a disposizione per rivestire le ante, scartando di conseguenza quelle difettate o non conformi all’esigenza estetica specificatamente richiesta per quelle ante. E’ in questa fase che ancora oggi, alcuni processi industriali ripropongono la lavorazione detta “in bilia” che era propria degli ebanisti di un tempo.
Tale lavorazione prevede che la singola impiallacciatura che si pone sopra ad ogni pannello (detta appunto in gergo Bilia), segua fedelmente quella presente nelle ante o nei frontali che gli dovranno stare accanto, una volta montato il mobile o la cucina componibile a cui sono essi destinati. Ciò comporta una lavorazione quasi certosina, che parte a volte addirittura dalla scelta dei singoli tronchi da ridurre in fogli, per passare poi a soprassedere alla fase della “cucitura” delle singole Bilie, per fare in modo che unendo sapientemente insieme le venature dei tranci di impiallacciatura ai vari pannelli, si arrivi a ottenere dei decori complessivamente unici ed esteticamente perfetti.
Una procedura che è molto simile anche nel caso delle impiallacciature dette “tranchè” (di cui abbiamo accennato nel paragrafo dei laminati) che, al contrario del normale impiallacciato presentano una superficie più irregolare che intende simulare l’aspetto del legno quando è grezzo, cioè quando è stato appena tagliato dalla sega e non è ancora stato piallato e levigato.
Questo effetto dona alle ante impiallacciate con questo tipo di finitura, una fisionomia molto affascinante, data dal suo aspetto piuttosto “rustico” capace però di intonarsi perfettamente con il design Minimale che definisce ogni cucina moderna.
Una volta impiallacciati, i pannelli vengono sezionati nelle dimensioni che richiedono i mobili di cui si devono costruire gli sportelli. A quel punto le ante si presentano grezze e con i bordi laterali da cui si scorge il materiale di supporto. Per rifinirli si utilizza dunque un sistema di bordatura del tutto simile a quello che si impiega per bordare le ante in laminato, usando però solitamente delle sottili strisce di legno dallo spessore variabile di solito dagli 0,4 millimetri agli 1,5 millimetri. Anche in questo caso, lo spessore del bordo è direttamente proporzionale alla qualità dell’anta così come lo è lo spessore del rivestimento. Un spessore maggiore del bordo oltretutto corrisponde di solito ad una maggiore qualità estetica del prodotto finito in quanto un’anta bordata con uno spessore più importante, permette di lavorare il perimetro delle ante smussandone maggiormente gli spigoli al fine di ottenere un risultato esteticamente e qualitativamente ineccepibile.
D’altronde, uno sportello impiallacciato con un bordo tale da poterne ottenere una evidente “spigolatura”, è migliore anche dal punto di vista meccanico: meno infatti lo spigolo dell’anta sarà “vivo” (quindi acuto) e meno sarà la possibilità di danneggiarlo con gli urti e gli attriti che comportano il suo normale uso.
Una volta bordata, rifilata e spigolata intorno l’anta viene levigata finemente per poi venir passata al settore “verniciatura”.
Fino a pochi anni fa, le vernici utilizzate per la verniciatura di ante da cucina erano prodotte esclusivamente su base sintetica, cioè utilizzando solventi chimici. Ciò è dovuto al fatto che le ante di una cucina, a differenza del resto della mobilia di una casa, hanno di certo bisogno di una protezione maggiore dagli attacchi dell’umidità, dei grassi e delle sostanze applicate per la pulizia. Da un po’ di tempo a questa parte sono però apparse sul mercato anche vernici completamente all’acqua che, essendo prive di solventi, rispondono meglio alle esigenze ecologiche di salvaguardia della salute e dell’atmosfera terreste. Queste vernici infatti, una volta essiccate, presentano resistenze del tutto paragonabili a quelle ottenibili con le vernici al solvente anche se, almeno attualmente, con dei costi relativamente superiori. al suo perimetro l’anta verrà a quel punto opportunamente “stuccata” e levigata per presentarsi perfettamente liscia e priva di fessure al processo di verniciatura. Questa avviene dapprima applicando sull’anta un liquido colorante (solitamente all’anilina) se lo sportello non deve conservare l’aspetto naturale del legno, dopodiché avviene la vera e propria verniciatura.
Tale procedimento prevede l’applicazione di successivi strati di vernice (colorata o trasparente a seconda dei casi), intervallati a loro volta da altrettante fasi di levigatura. Un’anta impiallacciata da cucina viene solitamente trattata con un numero di “mani” di vernice (così vengono chiamati in gergo gli strati che vi si applicano) che varia in numero dai 2 ai 6. Il primo strato è composto solitamente da una vernice più liquida e più adatta per questa sua caratteristica a chiudere maggiormente i pori (da cui il nome gergale “Turapori” che il legno naturalmente presenta). Nelle “mani” successive si applicano invece tanti stati di vernice quanto sono necessari per raggiungere la resistenza e l’effetto estetico che si vuole ottenere. Generalmente sono sufficienti 3 o 4 mani per le finiture opache (solo quelle però in cui i pori del legno vengono lasciati in evidenza), mentre sono generalmente necessarie altre 2 mani, per far sì che i pori rimangano perfettamente chiusi e quindi invisibili alla vista e percettibili al tatto. Un discorso a parte riguarda le finiture lucide: per ottenere infatti una finitura “Ultra Gloss ” (il gloss è l’unità di misura della lucidità o dell’opacità di una superficie), è necessario applicare ad un’anta in legno grezzo anche fino a 10 strati di vernice perché si possa ottenere una superficie uniforme, quasi “vetrificata”, ambita soprattutto nell’Europa dell’est. Questo – unito al fatto che ogni successivo strato di vernice, oltre ad una propria specifica levigatura, ha ovviamente bisogno anche del suo regolare tempo di essiccazione – fa ben intendere il motivo per cui, quando si parla di verniciatura o laccatura, una finitura lucida è di solito molto più costosa di quelle opache.
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Ante da cucina in laccato opaco, Laccato lucido Diretto e laccato lucido Spazzolato
Passiamo adesso a descrivere quelle che, insieme alle ante impiallacciate “in bilia”, sono spesso considerate le ante di maggior pregio di cui possa essere dotata una cucina componibile. Esse sono principalmente costruite utilizzando dei pannelli di MDF, opportunamente tagliati, levigati e spigolati, al fine di ottenere delle superfici più lisce ed uniformi possibile. A questi pannelli rifiniti vengono poi applicate generalmente 2 “mani” (o strati) di vernice di “fondo” o Turapori, le quali servono a sigillare il più possibile per minuscole porosità del pannello grezzo che, specie sul bordo dell’MDF sono presenti in grandissima misura. Questa fase è una di quelle che maggiormente determinano il risultato qualitativo di un’anta in laccato, perché è durante questi primi passaggi di verniciatura che si creano le basi per una finitura superficiale perfetta. E’ bene a questo punto immaginare il pannello come un enorme terreno incolto da adibire a prato all’inglese: con la lavorazione del taglio e della spigolatura di un’anta da laccare è come se si operasse una prima pulizia del terreno dai sassi e dalla sporcizia. Con la successiva fase di applicazione delle mani di fondo, è come se si pareggiasse piano piano il terreno riempiendolo di terriccio fine, per fare in modo che esso appaia sempre più liscio in superficie e che quindi non siano più visibili né dossi né avvallamenti. La levigatura che si rende necessaria infatti successivamente ad ogni mano di “fondo”, serve proprio a pareggiare ulteriormente ogni strato, in modo che esso sia sempre più regolare e possa quindi meglio accogliere gli strati successivi di vernice che vi verranno posti sopra. La preparazione preventiva di un’anta che deve essere laccata ha una tale importanza che la moderna industria del mobilio preferisce di recente spesso laccare ante precedentemente rivestite in un apposito melaminico piuttosto che provvedere ad una preparazione che risulta spesso lunga e difficoltosa. L’anta in melaminico ha inoltre l’innegabile vantaggio di poter essere supportata tranquillamente anche da un pannello in truciolare, visto il suo totale rivestimento liscio, dato dalla resina plastica.
Per la laccatura delle ante di una cucina si utilizzano solitamente vernici al Poliestere oppure poliuretaniche prive di emissioni tossiche, ma si stanno affacciando anche in questo tipo di trattamento le verniciature all’acqua di tipo ecologico, applicate specialmente nelle fasi di rifinitura. A differenza di quasi tutti gli altri materiali con cui si costruiscono o rivestono le ante da cucina, la “laccatura” ricopre tutta la superficie del manufatto, dalla parte anteriore a quella posteriore dell’anta, passando dai bordi perimetrici: questo garantisce un risultato estetico eccellente perché il metodo di applicazione della lacca impedisce che si possano notare bordi e giunture una volta terminato il processo di verniciatura; l’assenza di giunture superficiali protegge inoltre maggiormente l’anta dall’eventuale infiltrazione di umidità o sostanze oleose che può verificarsi in cucina.
Per una laccatura di ottima qualità, una volta preparato il supporto con le sue superfici lisce, perfettamente uniformi ed esenti da avvallamenti, pori o fessure, viene applicato un doppio strato di lacca. I due strati di vernice vengono di solito applicati, come si dice in gergo, “bagnato su bagnato” questo consente di ottenere una uniformità cromatica, dovuta al fatto che le due mani di vernice si “fondono”, liquefacendosi una sull’altra e raggiungendo per questo uno spessore notevole. Dopo un determinato tempo di essiccazione, si applica un terzo strato di vernice con finitura opaca, che permette di espletare al massimo l’effetto uniforme della laccatura.
Nel caso si debbano ottenere delle ante laccate lucide, successivamente alla stesura della vernice colorata, si applicano due o tre strati di vernice trasparente lucida, facendola essiccare parzialmente tra uno strato e l’altro, allo scopo di ottenere un alto spessore di vernice trasparente. Al termine dell’intero processo di laccatura le ante vengono lasciate essiccare per 7/10 giorni, in modo da consentire il perfetto indurimento delle vernici. A questo punto, se si intende ottenere veramente il massimo della perfezione superficiale, si procede ad una ulteriore levigatura delle ante, ottenuta con carte abrasive finissime, e si effettua la cosiddetta “Spazzolatura”, un importante procedimento in cui, tramite l’utilizzo di spazzole di cotone e cere lucidanti, le superfici vengono lucidate al massimo togliendo anche i più impercettibili difetti che potrebbero essere ad esempio causati dalla polvere giunta sul pezzo in fase di verniciatura. Il risultato finale che si ottiene è un’anta lucida, brillante ed uniforme con una discreta resistenza superficiale, ma con un costo notevole, dovuto soprattutto all’ultima fase. La spazzolatura necessita infatti di costosi macchinari industriali di grandi dimensioni, visto l’enorme tempo che sarebbe necessario per effettuare tale operazione a mano. Da qualche tempo a questa parte vengono però prodotte ante da cucina verniciate attraverso un procedimento detto Laccato lucido diretto, in cui le ante subiscono le ultime fasi di laccatura in camere speciali in cui la polvere viene tenuta lontana dal pezzo oggetto di trattamento. Questa procedura ha un costo notevolmente più basso rispetto al lucido spazzolato ma non raggiunge il livello di perfezione ottenibile con quest’ultimo metodo.
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Ante da cucina in Laccato “UV”
Una delle più recenti innovazioni tecnologiche in fatto di materiali per la costruzione e il rivestimento dei frontali da cucina componibile, è senza dubbio quella conosciuta come “Laccatura UV” o Laccato ai raggi Ultravioletti.
Si tratta di un procedimento molto avanzato che necessita di costosi macchinari di grandi dimensioni, atti ad intraprendere procedure produttive talmente complesse ed elaborate da essere ad appannaggio solo di alcune grandi e selezionate aziende del comparto.
Senza entrare eccessivamente sul “tecnico” si può dire che la laccatura a velo con tecnologia UV, può essere banalmente ma efficacemente paragonata con quel trattamento che viene realizzato – fra l’altro, con la stessa base acrilica e lo stesso sistema di essiccazione – per la ricostruzione e la decorazione delle unghie. Le signore che conoscono tale procedimento sanno che esso è ritenuto molto efficiente, sia per la grandissima resistenza che queste resine raggiungono, che per la grande stabilità nel tempo che possono garantire alla superficie trattata e al suo colore. Grossolanamente, il laccato UV può essere considerato quindi come una sorta di via di mezzo fra una laccatura ed un rivestimento in laminato. Il laccato UV non è infatti una “normale” verniciatura, bensì una sorta di film (acrilico al 100%) che, tramite speciali attrezzature, viene applicato su superfici piane. Questa tecnologia non prevede quindi la verniciatura a spruzzo dei pannelli in Truciolare o MDF utilizzati come supporto, bensì l’applicazione per caduta di un unico velo di vernice sulla sola superficie piana dei pannelli che rimane “a vista”.
Ciò si ottiene tramite macchinari industriali chiamati appunto “Velatrici” che, lavorando orizzontalmente sui pannelli predisposti, permettono di applicare in un unico passaggio delle pellicole formate da grandi quantità di resina, consentendo nel contempo un recupero senza spreco del materiale applicato in eccesso. Il procedimento così effettuato è capace di assicurare elevate velocità di produzione, unite ad un eccellente risultato estetico e ad una resistenza al graffio introvabile in qualsiasi altro prodotto laccato. In questo caso i prodotti applicati sono induriti grazie all’irraggiamento effettuato da speciali “forni” in cui, lampade che emettono luce ad alta energia nel campo dell’ultravioletto, consentono un indurimento assai rapido ed efficace delle resine, grazie alla polimerizzazione ottenuta dall’esposizione ai raggi. La superficie così eccezionalmente irrobustita, oltre ad essere molto dura, ha una facilità di pulizia quasi pari a quella del laminato (inteso come rivestimento ottenuto con carte melaminiche impregnate), ha una eccellente luminosità dovuta alla semitrasparenza delle resine acriliche (tanto che a prima vista, nelle versioni lucide, sembra del tutto simile al vetro) e riduce di molto la possibilità che la superficie con esso trattata subisca l’ingiallimento nel tempo.
Come abbiamo avuto occasione di sottolineare all’inizio di questo paragrafo, il trattamento “a velo” viene applicato tramite la Velatrice ad una sola faccia del pannello in fibra di legno predisposto a questo scopo. Ciò comporta che il pannello in questione, oltre ad essere levigato e profilato opportunamente, deve essere in qualche modo rivestito lungo i suoi bordi e sulla sua intera facciata “posteriore”. A questo scopo, i pannelli in truciolare spesso 20/22 mm, solitamente usati per la costruzione di questo tipo di anta da cucina, vengono precedentemente rivestiti sul loro lato posteriore, con una lamina costituita da fogli impregnati di resine melaminiche dello stesso colore con cui verrà decorato il fronte dello sportello. La fase di applicazione del velo acrilico può avvenire sia prima che dopo la sezionatura dei pannelli necessaria per portarli alle dimensioni di uno sportello. C’è però fra i due diversi metodi una differenza sostanziale: quando si procede infatti alla laccatura UV sui pannelli di grandi dimensioni, ancora da sezionare, si ha ovviamente un forte risparmio sui costi, ma si corre il rischio che durante il taglio delle ante, la loro bella superficie subisca dei piccoli danni; quando invece la sezionatura avviene prima della laccatura questo problema non sussiste, le ante avranno dunque la loro superficie pressoché perfetta, ma con un costo di produzione più alto.
Nelle produzioni qualitativamente più avanzate quindi, una volta opportunamente sezionati con le dimensioni delle ante che si devono ottenere, i pannelli passano al procedimento di Laccatura UV e, appena concluso quest’ultimo, essi vengono bordati con un bordo in ABS, esattamente come avviene nelle ante in laminato. Il fatto di poter sezionare le ante precedentemente alla bordatura, consente di ottenere un aspetto qualitativamente migliore a quello ottenibile dopo la bordatura di un’anta in laminato, perché i minuscoli danni provocati inevitabilmente sul perimetro dal taglio dei pannelli, vengono adeguatamente coperti dal velo acrilico che viene applicato sulla faccia degli sportelli. La perfezione frontale di questi laccati, unita alla eccellente luminosità delle resine acriliche di cui sono composti, permettono addirittura di fornire le ante trattate con finitura Lucida UV, di uno speciale bordo in ABS realizzato con due differenti strisce di colore, che insieme simulano perfettamente il profilo che avrebbero delle vere ante da cucina in vetro. Il risultato finale è difatti a prima vista quello di un frontale che, pur avendo le stesse sembianze di un’anta in vetro da cucina, è ottenuto con un costo nettamente inferiore. Attualmente questo tipo di rivestimento sta soppiantando la versione lucida del laminato monocolore per la maggiore bellezza superficiale e la grande resistenza ad urti e graffi che esso può garantire. Bisogna comunque ricordare che le grandi dinamiche industriali che stanno dietro ad un prodotto tecnologicamente avanzato come questo, determinano anche inderogabilmente un suo basso costo di produzione.
Un altro esempio dunque, di come l’innovazione tecnologica è sempre protagonista nel mondo dell’arredo.
Ante da cucina laccate a “poro aperto” e le ante verniciate effetto “Decapè”
Esiste un tipo di laccatura che consente di verniciare un’anta in legno in modo che rimangano perfettamente visibili tutti i piccoli pori che formano la sua bella venatura.
L’effetto ottenuto risulta particolarmente interessante perché lascia intatto l’estetica naturale tipica del materiale, pur dando al manufatto un aspetto elegante ed una notevole resistenza. Per il laccato a poro aperto (solitamente è opaco, ma ne esistono anche versioni lucide) viene solitamente utilizzata la stessa procedura che si porta avanti nell’applicazione del laccato opaco descritta nel paragrafo precedente, quello che cambia è solitamente il tipo di supporto, il tipo di vernice ed il numero di strati applicati. Per ottenere un’anta ad effetto venato è necessario infatti partire da un’anta rivestita da un impiallacciatura di legno molto “venato” oppure da un’anta decorata da uno speciale strato melaminico o polimerico riproducente in modo accentuato i caratteristici rilievi e pori che presenta un’anta in vero legno. Su queste basi, debitamente preparate, viene applicata in uno o due strati la lacca opaca, formulata ultimamente su base acquosa per ridurre quanto più possibile l’impatto ambientale di questo processo di rifinitura. Al termine della laccatura le ante vengono lasciate essiccare completamente per diversi giorni, al fine di consentire l’indurimento completo delle vernici. L’applicazione in pochi strati della vernice opaca è necessaria, in questo specifico caso, per far si che avvenga il corretto affioramento delle minuscole asperità e dei piccoli avvallamenti tipicamente presenti su di una superficie venata, è per questo indispensabile che la lacca sia di un tipo adatto a non chiudere troppo i pori.
Le maggiori differenze esistenti fra un’anta laccata a poro aperto su supporto in legno impiallacciato e uno sportello realizzato invece laccando su di un rivestimento sintetico, stanno principalmente in tre fattori: il loro costo, il loro pregio e la loro resistenza. Un’anta in vero legno, laccata a poro aperto, è infatti sicuramente più costosa e più pregiata dell’altra, ma a livello di resistenza il fatto di poter contare su di una ulteriore pellicola di protezione sottostante alla laccatura, avente uno spessore ben maggiore rispetto a quello che possono garantire i pochi strati di vernice applicati superficialmente, rende le cucine laccate su melaminico o polimerico più resistenti agli urti.
Ciò non si può altrettanto dire a proposito di graffi e micro-graffi per i quali, essendo uguali i procedimenti di verniciatura utilizzati solitamente per i due tipi di ante, si hanno più o meno le stesse prestazioni. Ciò deve essere tenuto nella massima considerazione soprattutto quando si tratta di manutenzione e di pulizia. La pulitura di una cucina laccata (qualsiasi sia la sua finitura) deve essere infatti eseguita con un panno morbido (magari in microfibra) o una spugnetta inumidita e usando detersivi non abrasivi o corrosivi. In caso di macchie ostinate può essere utilizzato, specie per i laccati lucidi, l’alcool etilico o altri tipi di sgrassatori, ma sempre in una soluzione molto diluita in acqua. Sono da evitare assolutamente i solventi come acetone e trielina, l’ammoniaca e l’utilizzo di creme abrasive o pagliette dure che finirebbero certamente per danneggiare irrimediabilmente le ante, così come è da evitare il bagnare troppo le ante, specie durante l’operazione di risciacquo.
Assimilabili alle ante laccate a poro aperto sono anche le ante con il cosiddetto “effetto decapè” o decapato che dir si voglia. Si tratta di una finitura che deve la sua diffusione all’abitudine, per lo più provenzale, di riportare “a Legno” quei mobili che erano stati precedentemente laccati o smaltati con colori chiari al fine di attualizzarli alla moda dell’epoca. Questo procedimento avviene tramite un lavaggio effettuato con acqua e acido (da qui il nome decapè) che toglie la pellicola di spesso smalto esistente in superficie, al fine di riportare in evidenza la bellezza del legno naturale. Ai nostri tempi questo tipo di finitura si ottiene verniciando con vernice trasparente un legno
precedentemente “macchiato” o colorato col tono desiderato. Dopodiché si procede “sporcando” l’anta con un leggero strato di lacca speciale chiara che, una volta rimosso tramite un lavoro di abrasione e levigatura prettamente artigianale, raggiunge il tipo di rifinitura richiesta. Una volta finito, il trattamento subisce un’ulteriore mano di vernice trasparente al fine di sigillare e rendere duraturo il risultato ottenuto. La particolarità di questa finitura sta nel fatto che con la fase di rimozione della superficie laccata – appositamente applicata per ottenere l’effetto in questione – il manufatto si presenta trasparente e mostra completamente la naturale bellezza del legno con cui è costruito. Siccome però con il lavoro artigianale non si riesce a rimuovere perfettamente il sottile strato di lacca applicato, quest’ultima rimane leggermente incuneata nei pori del legno, nelle sue venature e soprattutto nelle cornici e nelle modanature di cui sono caratterizzati soprattutto gli arredi da cucina ed i mobili “classici”. Tutto questo processo rende difatti l’aspetto delle ante trattate molto interessante e “romantico” e conferisce alla mobilia un valore estetico “di memoria” senza dubbio di qualità superiore.
In gergo si indicano per similitudine ad “effetto decapè” anche quegli sportelli da cucina che, pur non mostrando completamente la propria naturale superficie, vengono laccati “a poro” aperto quasi sempre al fine di mantenerne il colore fra i toni più chiari come il bianco ed il canapa. In questo caso la dicitura decapè è dovuta ad una sottile “patina” di trattamento superficiale che una volta applicata e poi rimossa quasi per intero – proprio come avviene con il vero effetto decapè – dona al manufatto rifinito un’elegante e ricercata foggia “anticata”.
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Ante da cucina in Vetro opaco e lucido, Ante in vetro materico, serigrafato oppure in Cristal-ceramica.
L’usanza di inserire vetrinette, o comunque singole ante in vetro all’interno dell’arredo di una cucina risale a molto tempo fa. Del resto ogni massaia possedeva e spesso possiede tuttora un “servito buono” o qualche altro tipo di suppellettile che ha piacere ad esporre in evidenza, tenendo magari invece ben nascoste le altre tipologie di stoviglie. La moda che esiste ormai da qualche decennio di rivestire delle intere cucine componibili (per lo più quelle dal design moderno) con ante completamente ricoperte in vetro, prende spunto probabilmente proprio da questa usanza.
Per ottenere questo particolare tipo di frontale da cucina si utilizza più o meno lo stesso sistema descritto a proposito delle ante in HDL compact, procedendo cioè alla costruzione di solidi telai in metallo predisposti per le cerniere, a cui vengono applicati – in questo caso- delle piccole lastre in vetro temperato della misura necessaria a costruire i frontali. Il telaio di sostegno è realizzato solitamente di solido alluminio anodizzato, materiale senza dubbio da preferirsi per la sua leggerezza, la sua robustezza e la sua perfetta resistenza all’umidità esistente in cucina.
A parte i tanti colori di questo tipo di metallo disponibili sul mercato, esistono diversi tipo di telai in alluminio dal profilo adatto a questo scopo: ve ne sono alcuni predisposti per i fori di montaggio delle maniglie o dei pomoli, altri che attraverso un incavo esistente nel loro bordo permettono una facile apertura delle ante e altri ancora che racchiudono il vetro all’interno di una vera e propria “cornice” (di larghezza differente a seconda del modello) che, perfettamente e volutamente visibile dall’esterno, contiene e imprigiona completamente il vetro, senza rendere necessario alcun altro tipo di fissaggio.
Il moderno design minimalista che caratterizza le cucine componibili di ultima generazione ha reso però indispensabile la creazione di una tipologia di anta in vetro che sia capace di dare alla bellezza di tale materiale in maggior risalto possibile. Ciò ha fatto sì che il tipo di anta in vetro sicuramente più desiderato e popolare in questo momento, sia proprio quello con telaio “a scomparsa” o “invisibile”. Tale tipologia di telaio esiste in due versioni. Nella più diffusa la porta è formata da un telaio che, integrando nel suo profilo una sottilissima lamina laterale alta poco meno dello spessore del vetro, riesce a contenere quasi interamente il suo spessore, coprendo completamente il perimetro dell’anta (di solito spessa dai 2 ai 2,5 cm) e pur restando invisibile a chi vede la cucina di fronte. Nel secondo caso il vetro viene invece ancorato ad un telaio di spessore adeguato, il quale, non coprendo per niente con il suo spessore il profilo del vetro, rende l’effetto complessivo più pulito e accattivante, ma anche, ovviamente, più soggetto a subire danni dovuti agli eventuali urti accidentali. In entrambi i casi, i pannelli in vetro temperato destinati a decorare le ante, vengono applicati e fissati ai telai in alluminio tramite incastri e collanti appositi e sono quasi sempre trattati o verniciati in modo da non lasciar trasparire il proprio telaio e l’interno del mobile.
Quello della “resistenza” e della “praticità” sono temi molto discussi da chi si approccia all’acquisto di una cucina con ante in vetro. Ancora oggi si associa infatti all’idea di vetro, l’idea di un materiale fragile e poco pratico e si dimentica troppo spesso tutte le altre tantissime qualità che un prodotto del genere può dimostrare nel suo utilizzo in cucina. Quindi è bene rammentare che il vetro è forse il materiale più resistente e che richiede meno manutenzione che esista sul mercato. Esso è inattaccabile dall’umidità, quindi è facilmente pulibile e non si rompe se non urtato con estrema violenza. Il vetro utilizzato per gli sportelli da cucina è infatti al giorno d’oggi quasi esclusivamente del tipo detto “temprato”, perché esso rispetto ad altre tipologie di vetro, risulta essere maggiormente resistente ai graffi ed ai piccoli urti e garantisce quindi una maggiore durata del prodotto finito. I vetri temprati sono anche i più affidabili in termini di sicurezza, perché si ottengono attraverso un processo di riscaldamento e raffreddamento successivi che li porta, in caso di rottura, ad uno sgretolamento in piccolissimi frantumi. Ciò rende ovviamente più sicuro il suo utilizzo perché in tal modo si evita la formazione di grosse schegge appuntite di vetro che possono causare anche gravissimi incidenti domestici.
Il vetro temprato utilizzabile per rivestire una cucina, oltretutto, non esiste però in una sola versione … anzi!
Prima di approfondire questo argomento, ricordiamo innanzitutto che quando si parla di un vetro adatto a rivestire le ante di una intera cucina esso deve essere quasi sempre “coprente”, cioè non deve far di solito trasparire ciò che contiene il mobile che lo ospita. Anche se questo non è sempre vero (perché esistono anche cucine con tutte, o comunque quasi tutte, le ante in vetro trasparente o traslucido), di solito i vetri vengono di conseguenza “trattati” in modo da impedirne la trasparenza. Il tipo più diffuso di vetro utilizzato a questo scopo è il vetro “laccato”, il quale, come dice il nome stesso, viene trattato attraverso un apposito procedimento di laccatura tramite il quale vengono applicati al lato interno di un vetro spesso 4 0 5 mm uno o due sottili strati di vernice colorata specificatamente studiati per rimanere perfettamente applicati al vetro per sempre. Questo procedimento è effettuato sul lato interno dell’anta in modo che la sua superficie “a vista”, quella cioè a diretto contatto con l’ambiente, rimanga liscia e facile da pulire, mentre quella interna rimanga più protetta da eventuali urti o graffi che ne pregiudicherebbero la bellezza. Quando il vetro temprato è semplicemente verniciato in questo modo viene detto “Vetro Lucido Laccato”, per la lucentezza della sua superficie esterna; quando invece la superficie esterna presenta un aspetto satinato viene detto “Vetro Opaco laccato”. Questo tipo di vetro, a differenza dell’altro, viene sottoposto sul lato esterno ad un trattamento di satinatura o sabbiatura, che rende la superficie del vetro opaca. Durante questa operazione, che avviene sempre antecedentemente al processo di laccatura, la facciata del vetro viene “trattata” con un acido che gli conferisce un aspetto un po’ più ruvido. La superficie in questione verrà poi successivamente “lucidata” al fine di donargli un aspetto più uniforme. Come abbiamo già detto, il vetro resiste alle macchie, non assorbe acqua o umidità ed è altamente igienico. Nella versione opaca l’attenzione che richiede è però maggiore perché venendo a mancare la superficie eccezionalmente liscia tipica del vetro, esso risulta più suscettibile a sporcarsi, specie con i grassi ed i prodotti che contengono solventi e siliconi. Per rimuovere lo sporco da un’anta in vetro opaco inoltre, possono essere usati i normali prodotti specifici per la pulizia del vetro, ma non possono essere usati detersivi o spugnette abrasivi. Attenzione poi a non graffiarlo! Il vetro opaco infatti è molto più delicato per quanto riguarda graffi o micro-graffi che possono essere causati da metalli, ceramiche o altri vetri.
Le stesse identiche cose, a proposito di pulizia e manutenzione, possono essere dette anche in merito ad un altro tipo di vetro da cucina, quello detto “serigrafato”. Questo tipo di vetro invece di una colorazione, così come avviene in un vetro laccato, viene sottoposto ad un processo di “serigrafia”, al fine di riprodurre sulla sua facciata un disegno o un motivo decorativo. Tale serigrafia è quasi sempre applicata nel lato retrostante del vetro, ma esistono anche ante da cucina in vetro che, per motivi prettamente estetici (la resa di una serigrafia vista in superficie è infatti solitamente maggiore e comunque diversa da quella vista “dal retro”), vengono decorate sul lato frontale dello sportello. Questo fatto comporta ovviamente che, se si ha a che fare con delle porte in vetro serigrafate sul retro si possa pulire e manutenere il fronte come si farebbe con qualsiasi altro vetro, mentre se ci si trova a dove trattare un vetro serigrafato sul davanti, esso richiederà una cura ed un’attenzione maggiore.
Questo problema può tranquillamente dirsi non presente nel caso si decida di acquistare invece una cucina dotata di frontali in Vetro Materico o in Cristal Ceramica. Si tratta di due tipologie che dipendono d due processi di produzione ben diversi, ma che portano a risultati estetici abbastanza simili fra loro. Lo scopo per cui si produce questo tipo di sportello è quasi sempre quello di ottenere una finitura simile alla pietra, al marmo o al metallo, grazie alle sue innumerevoli possibilità di personalizzazione.
Si chiama Vetro Materico quella tipologia di vetro che si ottiene dalla verniciatura decorativa del retro di un vetro espressamente prodotto, la cui superficie frontale non è liscia come di solito, ma viene bensì prodotta con una lavorazione speciale che gli dona un aspetto interessante e particolare simile alla superficie grezza della pietra. Una volta formato questo vetro possiede ancora la sua caratteristica trasparenza e può essere quindi utilizzato per la produzione di vetrinette, ma non sarebbe adatto a rivestire un’intera cucina. Esso viene allora colorato sul retro, in modo da rendere invisibile il suo interno e più verosimile il suo aspetto, specie se intende riprodurre la pietra o il metallo. La verniciatura del retro infatti viene realizzata molto spesso non con vernici o lacche “unite”, bensì con procedimenti quasi artigianali che, grazie all’estro dei designer riescono a dare alle lastre degli effetti cromatici variegati, davvero molto piacevoli e attraenti. Anche in questo caso la superficie in vetro, non essendo decorata direttamente, ma soltanto nella sua parte retrostante, non ha problemi di pulizia o manutenzione. L’unica attenzione che si deve fare è quella di evitare che lo sporco rimanga magari incastrato fra le asperità troppo accentuate di qualche superficie di vetro materico finta pietra, in cui si è voluto dare molto risalto alle rugosità tipiche della pietra grezza.
A proposito di vetro “materico” è interessante sottolineare che, anche se attualmente le sue finiture più in voga sono quelle che simulano il metallo e la pietra, questo materiale è realizzato per le ante delle cucine (sia industrialmente che artigianalmente, nelle sue versioni “soffiate a mano”) ormai da molti decenni nelle forme più svariate e nei decori più diversi. Ciò fa presupporre con una certa sicurezza che esso rimarrà ancora a lungo fra quelli preferiti per decorare, magari in modo originale ed estroso le nostre cucine componibili.
Quello della resistenza superficiale del vetro, o più in generale di quei materiali che vengono utilizzati per rivestire le cucine componibili è di certo un tema molto sentito dai consumatori che spesso cercano presso i rivenditori o su internet notizie utili a proposito di questo o quel materiale, al fine di orientare meglio le proprie scelte. Proprio per soddisfare le crescenti esigenze esistenti in tema di arredi funzionali, si è affacciato da pochissimo tempo un altro materiale innovativo capace di rispondere davvero egregiamente alle richieste che i consumatori fanno a proposito di resistenza, durata e facile manutenzione dei frontali delle cucine componibili. Questo materiale si chiama Cristal-Ceramica e viene utilizzato già da qualche tempo anche nel settore cucina per la produzione di piani di lavoro e piani da tavolo. E’ ottenuto tramite l’accoppiamento di un sottile strato di vetro temperato con uno, altrettanto sottile di ceramica dall’effetto “materico”; grazie a tale tale accoppiamento il materiale ottenuto viene rafforzato e reso resistentissimo. La Cristal-Cermica, anche detta in gergo vetroceramica o super-ceramica è caratterizzata da durezza, leggerezza, resistenza al calore ed igiene superficiale. Anch’essa come il vetro è idrorepellente, oleo-repellente, resistente agli acidi, atossico, e inattaccabile dai raggi UV. Come lo stesso vetro e la ceramica, è usanza attuale produrre la Cristal-Ceramica decorandola con la forma ed il colore di diversi materiali naturali come il marmo, la pietra, il Corten e altre finiture metalliche.
Ante da cucina in Gres, Lastra ceramica o Laminam
E’ ormai già dal secondo dopoguerra che l’alta tecnologia può dirsi entrata a tutti gli effetti nel mondo degli arredamenti da cucina. E dopo un incessante susseguirsi di successi commerciali e scientifici che hanno riguardato il settore è stata ancora una delle più recenti innovazioni tecnologiche a raggiungere i consumatori permettendo la realizzazione di lastre in ceramica e gres porcellanato, dotate di spessori talmente sottili da essere paragonabili addirittura a quelli del vetro. Ciò consente di realizzare delle ante da cucina utilizzando lo stesso sistema produttivo che si usa per le ante in vetro: Un telaio in alluminio – anodizzato solitamente nei colori argento o brunito – prodotto in svariati profili appositamente studiati, nel quale, anziché del vetro, viene alloggiata e fissata una lastra in ceramica dallo spessore variabile dai 3 ai 5 mm. Questo tipo di ceramica possiede delle caratteristiche tecniche eccellenti paragonabili a ben pochi altri materiali. La Ceramica tecnica per utilizzata per le ante della cucina è un materiale prodotto con argille nobili, arricchite da sostanze come quarzi, feldspati e caolini sinterizzati. Se ne ottiene una superficie compatta, omogenea, resistentissima agli sbalzi di temperatura, non assorbente, quindi igienica, antibatterica e non soggetta a variazione cromatiche. Il Gres è però soprattutto leggero, robusto e la sua durezza lo rende capace di superare prove di compressione e abrasione davvero quasi “impossibili”, che lo rendono perfettamente adatto anche alla realizzazione di piani da cucina, lavelli e top per tavoli. Le ante da cucina in ceramiche tecniche esprimono dunque la loro resistenza anche rispetto alla durata nel tempo e alle proprie specifiche proprietà antigraffio, che assicurano una cucina che si mantiene eccezionalmente più integra nel tempo.
La ceramica inoltre presenta una notevole ricchezza dal punto di vista decorativo, poiché è possibile trovarne in commercio una notevole varietà di combinazioni cromatiche e decori. Il suo aspetto più diffuso e popolare è attualmente quello che simula il marmo e la pietra, materiali con i quali condivide però solo i pregi estetici, senza possedere nessuna delle difficoltà di uso che di solito accompagnano tali supporti. Bisogna tener presente che con questo tipo e spessore di lastre, vengono infatti rivestite intere pareti e interi pavimenti – come avviene spesso attualmente nei più lussuosi bagni di tendenza – e questo la dice lunga circa le sue eccezionali prestazioni. Tant’è vero che fra i tanti materiali proposti per realizzare e rivestire ante da cucina, il Gres rappresenta di certo la soluzione più innovativa ed una fra le poche che hanno il vantaggio di essere 100% naturale, in quanto non rilascia sostanze nocive nell’ambiente e può essere facilmente smaltito e reimpiegato in altri processi produttivi.
La nota dolente di questo materiale è generalmente ritenuta il costo: la ceramica però, come abbiamo detto, ha come punto di forza l’eccezionale durezza e questa sua eccellente connotazione comporta che in fase di produzione, si debbano forzatamente adottare tecnologie e macchinari molto costosi in quanto capaci di tagliare e lavorare lastre dotate di quelle eccezionali caratteristiche tecniche. Il suo costo dunque non è eccessivo, ed è del tutto paragonabile a quello di un’anta da cucina in vetro materico; la sua resa estetica è però davvero insuperabile e si presta a realizzazioni eccellenti dal design originale e innovativo. Certo, una cucina con le ante in Gres o Laminam (uno dei suoi numerosi nomi commerciali) non può dirsi sicuramente per tutte le tasche, ma il suo rapporto fra qualità tecniche, caratteristiche estetiche e prezzo, ne fanno di sicuro uno dei materiali con il più alto indice di gradimento.
Un’altra interessante peculiarità di questo materiale: è fra i pochi, con il quale è possibile realizzare sia le ante, che i piani che i rivestimenti murali di un’intera cucina componibile. Una possibilità più unica che rara, la quale non mancherà di stimolare i palati più fini!
Ante da cucina in finitura Cemento, Malta o Ecomalta
Ed eccoci tornare – dopo aver esaminato numerosi tipi di ante caratterizzati dall’essere supportati da un telaio in allumino – ad un tipo di frontale da cucina componibile realizzato tramite il supporto di un pannello in truciolare o MDF, spesso di solito dai 18 ai 27 mm. Con i termini Cemento, Malta o EcoMalta si denomina un tipo di vernice innovativa che, grazie ad una meticolosa ricerca tecnologica, è stata formulata allo scopo di realizzare una superficie “tridimensionale” altamente decorativa, che fosse possibile applicare ai normali supporti per anta da cucina in fibra di legno, nel totale rispetto dell’ambiente. Il prodotto, una volta applicato, si presenta nello stesso modo mosso e variegato in cui fa bella mostra di sé una splendida parete decorata artigianalmente a “Marmorino”. Non a caso la malta utilizzata solitamente per rivestire le ante da cucina, proprio come il Marmorino, è composta da materiali quasi totalmente naturali: impasti composti da inerti finissimi, miscelati con vernici colorate totalmente all’acqua, e resi però nel contempo adatti all’uso “da cucina” grazie alle più recenti tecnologie. Personalizzabile nei colori e negli effetti decorativi più originali, ignifuga, resistente, flessibile, riciclabile e totalmente priva di sostanze tossiche, la malta cementizia utilizzata a questo scopo è impermeabile, ma allo stesso tempo traspirante alle molecole del vapore, qualità che fa mantenere in tutto il suo spessore la naturale traspirabilità delle imbiancature realizzate “a calce”. Il risultato finale è una superficie continua (spessa da 1 a 3 mm), pratica e facile da pulire, che il suo aspetto caldo, morbido e quasi “vellutato”, rende particolarmente adatto a chi desidera realizzare una cucina che – nelle sue superfici orizzontali – esuli completamente dalle normali finiture lucide e opache che si possono trovare usualmente in commercio.
La sua applicazione prevede addirittura sei differenti passaggi di finitura, che devono necessariamente essere eseguiti “a mano” da personale altamente qualificato, al fine ottenere il risultato ottimale. E’ dunque data da questa sua lavorazione prettamente artigianale l’eccezionale qualità estetica di questo prodotto. Le prime mani, in realtà, sono quelle che fungono da “fondo”, con cui si prepara il pannello – in truciolare o MDF precedente rifinito e profilato – a ricevere i successivi strati di vernice. Le ultime quattro mani vengono applicate utilizzando dapprima un pennello, in maniera da stendere uniformemente il prodotto, e poi una spatola metallica piatta con la quale l’artigiano decora nella finitura decisa, la superficie dell’anta. Lo scopo è quello di ottenere un prodotto sicuro e resistente, realizzato però attraverso susseguenti lavorazioni che, sovrapponendosi, danno risultati sempre diversi. Il movimento manuale della spatola durante la stesura del prodotto infatti genera – ogni volta in maniera più o meno marcata- delle discontinuità superficiali che creano interessanti variazioni cromatiche tridimensionali che sono, esse stesse, sinonimo di originalità, naturalezza e qualità estetica del prodotto finito.
Le spatolature tipiche di questo tipo di finitura, hanno un sapore lievemente “retrò” che stimola fortemente la memoria di chi lo vede e lo tocca e suscita per questo in tutti coloro che lo apprezzano per la prima volta un certo stupore. A parte il suo straordinario aspetto però, la malta cementizia deve soprattutto essere resistente: una malta che veramente può dirsi “di qualità” è infatti refrattaria allo sporco e alle macchie perché è igienica e impermeabile, è antistatica e non muta il proprio colore nel corso del tempo. In tal caso per la sua pulizia può essere utilizzata della semplice acqua calda, miscelata con l’aceto di mele. In alternativa possono essere usati anche i normali detersivi e disinfettanti esistenti in commercio (sempre diluiti in acqua), facendo però attenzione che non siano troppo aggressivi, come quelli alcalini o quelli contenenti alcol o solventi. Di facile manutenzione dunque, specie quando è fatta utilizzando materiale altamente tecnologico, la malta possiede una dote che ben pochi altri materiali utilizzabili per rivestire le cucine possiedono, quella di essere facilmente ripristinabile, anche a distanza di molto tempo. La sua formulazione rende infatti possibile riparare senza grossi problemi qualsiasi piccolo danno possa aver subito un’anta da cucina trattata con questo prodotto, anche a molti anni di distanza. Qualora, ad esempio, delle gocce di vino rosso, the o caffè (forse le sostanze con cui è più facile macchiare qualsiasi superficie naturale) fossero state dimenticate sulla sua superficie troppo a lungo, senza che esse siano state prontamente rimosse, è possibile effettuare un piccolo ritocco applicando su di esse con una spatola, un altro sottilissimo strato di vernice. Le naturali asperità che il materiale presenta a causa delle successive lavorazioni che subisce, impediranno che questa piccola riparazione appaia successivamente visibile ad occhio nudo.
Per ultimo una piccola curiosità: tutte le nuove superfici materiche realizzate in laminato, ceramica e quant’altro, simulanti il cemento o la malta – dai più svariati colori e dalle più svariate finiture esistenti sul mercato – devono la loro diffusione a questo prodotto che ha iniziato ad interessare il mercato delle cucine componibili già una decina di anni fa. Senza che fosse stato allora possibile apprezzare la sua bellezza, nessuno dunque avrebbe mai avuto la possibilità di possedere cucine componibili, dotate di alcune delle più moderne finiture “di tendenza” esistenti attualmente in commercio.
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Ante da cucina in acciaio inox, anticato o effetto Peltro.
Come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, le prime cucine composte da elementi accostabili ad affacciarsi sul mercato italiano nel dopoguerra, erano realizzate spesso in metallo perché quasi sempre prodotte dalle stesse aziende che fabbricavano le stufe a legna e le cucine elettriche o a gas (le cosiddette cucine economiche) che pian piano si diffondevano nelle case della nostra Penisola.
Poi, per motivi sia industriali che commerciali, il comparto dei mobili da cucina è andato prendendo direzioni differenti, con produzioni che prediligevano soprattutto l’utilizzo del legno e della fibra di legno, al fine di ottenere mobili più leggeri, sempre sufficientemente resistenti, ma soprattutto dotati di un costo che fosse accessibile a tutte le tasche.
La produzione di mobili in metallo per cucina però non è cessata, tutt’altro… ha finito però per interessare quasi esclusivamente il mondo delle cucine professionali, quelle dei ristoranti e dei cuochi per intendersi, in cui per la mobilia da cucina non viene praticamente utilizzato nessun altro materiale che l’acciaio inox. Questo fatto, unito alla indiscutibile bellezza estetica del metallo e alla sua perfetta igienicità quando è opportunamente utilizzato in ambiti culinari, ha finito però per continuare ad affascinare i designer delle cucine componibili e i loro committenti “privati” più esigenti. Per questo motivo si è venuta a creare nel tempo una certa tendenza stilistica detta proprio “Professional” che predilige anche in ambito domestico l’uso del metallo nelle sue versioni inossidabili dell’acciaio e dell’alluminio.
In verità queste soluzioni sono tra quelle più indicate per ottenere un mixage stilistico che sia capace di donare alla “normale” cucina componibile, degli aspetti qualitativi che siano evidenti e percettibili a chiunque. Per questo motivo, un po da sempre, l’utilizzo dei metalli inossidabili in cucina è diventato molto diffuso e popolare quando si desidera in qualche modo “impreziosire” gli arredi con degli inserimenti “hi–tech”. Esistono perciò in commercio molte collezioni che prevedono l’utilizzo di questi materiali per la produzione di qualsiasi suppellettile o contenitore possa essere inserito in una cucina componibile, fino ad arrivare addirittura a quelle produzioni industriali che permettono la realizzazione dell’intero arredo di una cucina. Per rimanere perfettamente in tema con questo articolo, noi ci concentreremo però con l’esaminare solo quelle produzioni che interessano la realizzazione di ante in metallo, adatte all’inserimento nelle cucine componibili. Principalmente i sistemi produttivi che è possibile individuare sul mercato a proposito sono due: quelli concernenti la produzione di ante in lamiera di acciaio inossidabile e quelle riguardanti la produzione di ante in alluminio.
Nel primo caso si tratta quasi esclusivamente di ante ottenute dal taglio, dalla piegatura e dalla saldatura di lamiera di acciaio inossidabile, a cui viene data con le successive lavorazioni la forma di una scatola, chiusa ermeticamente o usata semplicemente come rivestimento frontale e laterale di altri materiali. Nelle ante da cucina realizzate in acciaio inox esistono dei piccoli ma fondamentali dettagli che determinano la qualità dello stesso manufatto. Innanzitutto, lo spessore e la qualità della materia prima, la quale dovrà avere uno spessore tale da resistere senza alcun problema alle sollecitazioni che riceve una cucina componibile ma anche tale da non aggravare, con il suo peso, le cerniere con cui lo sportello verrà ancorato alla scocca. Poi la qualità della lavorazione, che prevedendo passaggi di per sé già molto difficoltosi, come il taglio di una spessa lamiera, la sua piegatura, la saldatura dei giunti e, importantissima in una cucina, la sua accurata rifinitura, dovrà essere effettuata con attrezzatura e competenze tali, da non essere facilmente reperibili ovunque. Anche la “progettazione” di un’anta in acciaio ha senza dubbio una notevole importanza.
Il perché è presto detto: i metodi costruttivi che possono portare alla realizzazione di un’anta in acciaio da cucina, possono essere molteplici e partono dal banale ed economico rivestimento in sottile lamiera di un pannello in compensato o fibra di legno, fino ad arrivare a complesse strutture che prevedono l’uso di rinforzi angolari, speciali sostegni per le cerniere, riempimenti in materiale isolante leggero, saldature “speciali” totalmente invisibili e così via… Solo un’anta ben realizzata rende infatti l’acciaio inox il materiale ideale per l’igiene negli ambienti domestici. Oltre a non arrugginire un’anta in acciaio da cucina deve essere infatti facilmente lavabile e disinfettabile (l’acciaio di per sé è del resto biologicamente puro), non deve avere un peso eccessivo, deve essere priva di spigoli o sporgenze taglienti e deve essere esteticamente perfetta e rifinita. Per questo tipo di anta il sistema di costruzione ovviamente più semplice e economico è quello che prevede il rivestimento di un pannello “tecnico” di legno, tramite una lamiera che opportunamente tagliata e piegata riveste i cinque lati “a vista” e viene rivestita sul lato posteriore con lastra di alluminio anodizzato. Quest’anta, per mantenere però un peso sopportabile dalle cerniere con cui verrà fissata alla sua scocca, dovrà essere necessariamente realizzata con una lamina di acciaio ben sottile e ciò può compromettere la sua resistenza a proposito di urti o ammaccature. Danni che sono molto più difficili da causare ad un’anta di acciaio, ad esempio dotata di uno spessore di 2 o 3 decimi, così come avviene nelle ante qualitativamente più robuste, realizzate costruendo delle vere e proprie scatole autoportanti in lamiera, in cui sia gli angoli che in punti di giunzione sono rinforzati, oltre a possedere delle piccole vere e proprie strutture interne in cui trovano posto gli alloggi ed i fissaggi per le cerniere. In quest’ultimo caso, si tratta ovviamente di produzioni ben più complesse e costose che prevedono addirittura l’utilizzo di materiali del tutto inusuali in cucina come i pannelli compatti in isolante leggero che vengono inseriti all’interno delle ante in acciaio “scatolate” in modo da fungere da “anti-rombo”, cioè di impedire al materiale di produrre fastidiosi e cupi rumori durante il suo normale uso. Qualità dunque, davvero, da ogni punto di vista.
D’altronde il materiale presenta già da solo caratteristiche tecniche tali da renderlo particolarmente adatto all’impiego in cucina: l’acciaio è un prodotto riciclabile al 100% è un materiale durevole nel tempo, è resistentissimo, funzionale e capace di superare tranquillamente le insidie del tempo senza perdere nessuna delle sue caratteristiche peculiari.
Da un po’ di tempo a questa parte l’acciaio inox utilizzato negli arredi delle cucine, non è solamente disponibile nelle sue normali versioni lucide, ma viene anche trattato con prodotti nanotecnologici che, una volta applicati alle superfici, impediscono a sostanze come olio, grasso, calcare, ecc. di rimanere attaccati alle superfici e favorendo quindi una più facile pulizia. Attraverso tecnologie superficiali “avanzate” come queste è ultimamente possibile ottenere anche finiture molto belle e particolari come l’Acciaio Vintage o anticato e l’acciaio effetto Peltro. Nel primo caso, con trattamento artigianale di “micro-graffiatura” superficiale si dona all’acciaio inox uno speciale effetto “anticato” che lo caratterizza per unicità ed eccellenza estetica. Nel secondo caso invece si procede ad una leggera ossidazione superficiale che, anziché far arrugginire il metallo, lo opacizza e scurisce fino ad ottenere una superficie molto simile al Peltro. In entrambi i casi si tratta di finiture attualmente molto in voga per il recente diffondersi dello stile “industriale” che è possibile da qualche anno riscontrare in numerosi originali progetti di cucine componibili.
Ante da cucina in alluminio
Abbiamo già parlato di alluminio in queste pagine a proposito di tutte quelle ante che, dovendo supportare un pannello costituito da materiali “sottili” come il vetro, l’HPL o la ceramica, necessitano di un telaio, robusto ma leggero, in cui possa essere alloggiato il loro esile spessore. In effetti l’uso di questo eccellente metallo in cucina può dirsi assolutamente opportuno, specie se si considerano tutte le doti che questo materiale possiede. Fra questi, forse prima fra tutti è la leggerezza, fattore che quando si parla di ante (è sempre bene ricordarlo) ha davvero la sua bella importanza. L’alluminio è infatti uno dei metalli di cui è possibile apprezzare meglio l’altissimo rapporto che c’è fra la sua resistenza, la sua elasticità ed il suo davvero limitato peso. Esso viene principalmente posto in commercio in elementi pressofusi, in profili estrusi ed in lamiere e ciò permette una infinità di utilizzi che nell’ambito delle cucine componibili trovano vastissima applicazione: in alluminio sono ad esempio moltissimi dei profili (gole e zoccoli) che rifiniscono le più moderne cucine di design; in alluminio sono numerosi elementi “a giorno” che abbelliscono alcuni progetti degli ambienti cucina; e in alluminio sono, come abbiamo detto, i telai che compongono le ante delle cucine componibili della migliore qualità. Questo materiale è disponibile in tanti colori e tanti tipi di finiture anodizzate lucide, opache, brunite, oppure verniciate a polveri, questo, insieme alla sua indiscussa versatilità, ha consentito di utilizzarlo anche per produrre cucine interamente realizzate in alluminio, in ogni loro più piccolo particolare. Il loro aspetto restituisce molto il concetto di “cucina professionale” di cui abbiamo parlato a proposito di Ante in Acciaio. L’ambito stilistico è dunque più o meno lo stesso – anche se sia l’aspetto che il colore sono abbastanza diversi – ed è in questo ambito che trovano posto tutti quegli inserimenti che rendono interessante e piacevole l’uso dell’alluminio in tutte le parti in cui è composta una cucina. Dovendo però in questo paragrafo parlare esclusivamente di ante, è bene concentrarsi su di queste, partendo innanzitutto dai metodi in cui vengono costruite. Come abbiamo detto più volte, a differenza di ciò che succede con l’utilizzo dell’acciaio inox, costruendo una porta da cucina componibile con l’alluminio, non si ottiene un liscio parallelepipedo dal corpo unico e dalla forma simile ad una semplice scatola chiusa.
Nel caso dell’alluminio si lavora utilizzando uno qualsiasi dei centinaia di appositi profili esistenti in commercio per creare, grazie a degli speciali elementi di giunzione (anch’essi in lega di alluminio, oppure in zama) che servono per fissare quelle viti indispensabili a tenere saldamente uniti i quattro lati del telaio. Ormai questo sistema produttivo è ampiamente diffuso e ciò ha permesso ai produttori di arredi per ambienti cucina di avere a disposizione una infinità di possibili soluzioni in merito al profilo in alluminio da utilizzare a tale scopo. Ve ne sono di quelli il cui spessore rimane completamente “a vista”, all’esterno cioè, in maniera tale da disegnare come una specie di cornice sul profilo dell’anta che si va costruendo. Ve ne sono tipi che rimangono, invece, completamente “a scomparsa” e di cui è possibile intravedere solo lo spessore laterale senza aprire l’anta. Ve ne sono di dritti e di stondati lateralmente, di verniciati e di anodizzati, di molto spessi e di finissimi, di larghi ed evidenti e di stretti e poco invasivi. Quelli attualmente più in voga sono ad esempio quelli che presentano ad uno dei loro lati, una sorta di “smussatura” che serve per infilare la punta delle dita fase di apertura degli sportelli. Questa infinita possibilità di personalizzazione, consente di dare ad ogni cucina realizzata con ante in alluminio un design sempre unico ed originale, che permette oltretutto di variare il materiale con cui sono rivestite le ante da cui è composta la cucina, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti. Parlando però di “anta in alluminio ” è bene precisare che con questo temine, in generale, si intendono tutte le cucine che hanno all’interno dei propri frontali dei telai in alluminio e sono rivestite in tutti quei materiali di cui abbiamo già parlato, ma più nello specifico con tale denominazione si intende espressamente definire quelle ante che possiedono, sia il loro telaio che il loro rivestimento, realizzati nello stesso materiale.
Per ottenere questo sono possibili due strade: o utilizzare una sottile lamiera in alluminio, magari supportata da un pannello in laminato plastico di basso spessore se serve irrigidirla, altrimenti provvedere a realizzare direttamente il pannello in HPL, un materiale che già comprende fra le sue finiture superficiali quelle che prevedono l’utilizzo di piccole lamine metalliche. Il risultato che si ottiene può possedere sia il design di un’anta dotata di un profilo laterale perimetrico, sia di quelle completamente lisce e prive di modanature, come avviene ad esempio nelle ante di acciaio. Per ottenere questo effetto è sufficiente scegliere un profilo di quelli che lasciano intravedere il loro sottilissimo spessore solo lateralmente all’anta (ne abbiamo parlato a proposito delle ante in vetro) ed ivi inserirvi un pannello in HPL avente la stessa finitura e lo stesso colore del profilo. E’ evidente che l’effetto non sarà esattamente lo stesso che si otterrebbe con un’anta in acciaio, a causa dell’impercettibile giunzione che sempre rimane visibile frontalmente fra telaio e pannello, del resto però sarebbe impossibile ottenere un’anta in lamiera di alluminio piegato così come si fa con l’acciaio! Il suo spessore sarebbe troppo ridotto, per poter essere lavorato agevolmente senza compromettere la sua resistenza agli urti. D’altronde l’alluminio pur essendo un materiale resistente è anche abbastanza duttile ed elastico e per questo poco incline ad utilizzi gravosi.
Ante in legno massello o in listellare di legno massello.
Ed eccoci a concludere questa ampia carrellata di prodotti per la costruzione di frontali da cucina, con quella che molti ritengono ancora essere il materiale più pregiato ed ambito per questo tipo di realizzazione: il vero legno massiccio. Per parlare esaustivamente di ante in legno da cucina però sarebbe necessario disporre di un spazio di cui questa rubrica davvero non dispone. Ci limiteremo allora ad affrontare questo tema concentrandoci soprattutto su quegli argomenti che possono interessare chi si sta accingendo ad acquistare una cucina componibile.
Per prima cosa è opportuno chiarire di che cosa stiamo parlando: sono definite ante in massello, tutti quei frontali costituiti da pezzi di vero legno massiccio, tenuti insieme e incollati al fine di ottenere superfici sufficientemente grandi e sottili da raggiungere le misure di una normale anta. Per ottenere questo risultato si opera in diverse maniere: il metodo “classico” universalmente più comune, è quello di ottenere le ante in legno costruendo dei singoli telai perimetri in massello, in cui sia possibile incastrare una parte centrale piana detta bozza o bugna, realizzata con lo stesso materiale del perimetro. Tale metodologia consente di creare disegni e modanature che da tempi immemorabili sono considerati la vera essenza estetica della mobilia. Molti infatti pensano addirittura che le cornici tipicamente presenti sulle ante dei mobili realizzati in legno da tempi immemorabili, siano dovute più al desiderio di decorare e abbellire gli arredi, piuttosto che ad una semplice esigenza costruttiva.
Tale esigenza è dovuta principalmente ad una fattore: il legno è una materia “viva” e nonostante sia frutto della sezionatura di una pianta che a seguito del suo taglio potremmo definire come “morta”, il materiale che se ne trae mantiene inalterate alcune sue specifiche caratteristiche anche a distanza di centinaia di anni. Fra queste c’è senza dubbio quella che viene definita come idroscopicità, ovvero è la capacità di una sostanza o di materiali di assorbire le molecole d’acqua presenti nell’ambiente in cui si trova. Tale caratteristica influisce nel legno, andando a modificare quelle che sono le tensioni interne che esistono fra le fibre (e le relative sostanze) che lo compongono, fino a riuscire a modificare addirittura la struttura fisica della materia. Tutto ciò comporta l’impossibilità di utilizzare il legno massicio per la produzione di pannelli di grandi dimensioni, ma di ridotti spessori (come sono appunto le ante da cucina), senza operare con opportune tecniche di contenimento, tese ad impedire la deformazione dei pannelli. La metodologia telaio-bugna, serve dunque appunto per far sì che le ante dei mobili non si torcano, non si imbarchino, non si pieghino e non modifichino le proprie dimensioni.
Nell’ambito del comparto della produzione di cucine componibili questa usanza metodologica è stata adottata in ampissima misura. Molti di noi hanno infatti avuto il piacere, prima o poi, di possedere una bella cucina classica in legno massello, magari realizzata in qualche essenza fra le più preziose come il rovere, il noce, il ciliegio e il castagno. Tant’è vero che ancora oggi il mercato delle cucine Classiche con anta in
massello, soprassiede e difende orgogliosamente una sua bella e solida fetta del mercato. Del resto rimane senza dubbio inalterata ancora oggi la qualità estetica di un prodotto che con il suo design e con la matericità della sostanza di cui è composto è capace di trasmettere sensazioni praticamente uniche.